Le nuove acquisizioni dell'U.O. di endoscopia digestiva
Conferenza Stampa del 14 Febbraio 2002
Quest’anno l’Unità Operativa di Endoscopia Digestiva del nostro Ospedale continuerà sulla strada dello sviluppo, grazie alla acquisizione di nuove tecnologie, allo sviluppo ulteriore di quelle esistenti, alla introduzione di tecniche operative di particolare interesse.
Tutto questo, come per il passato, è possibile grazie alla sinergia della nostra Azienda con l’associazione di volontariato ASCMAD (Associazione per lo studio e la cura delle malattie dell’apparato digerente), che tanta parte ha avuto ed ha nel consentire alla nostra Unità di raggiungere livelli sempre più elevati nel servizio offerto ai cittadini reggiani, consentendo al nostro Ospedale di competere con le migliori strutture gastroenterologiche nazionali ed internazionali.
1. “La capsula endoscopica: un viaggio senza fili nel nuovo millennio”
Da oggi presso l’Unità Operativa di Endoscopia Digestiva del nostro Arcispedale si effettuano indagini endoscopiche con la VIDEOCAPSULA.
La capsula endoscopica è un sofisticatissimo dispositivo di recentissima invenzione. Si tratta di una microtelecamera senza fili, delle dimensioni di una capsula di antibiotico, in grado di viaggiare all’interno dell’intestino inviando immagini endoscopiche ad un dispositivo che viene portato alla cintura. L’indagine richiede semplicemente il digiuno di alcune ore, l’ingestione della capsula e nient’altro.
L’esame è indicato in quei casi in cui vi sia un sanguinamento inspiegabile (dopo che la gastroscopia e la colonscopia sono risultate negative) e in tutte le malattie infiammatorie e tumorali del piccolo intestino (intestino tenue).
2. L’ecoendoscopia… raddoppia (e anche di più)
Dal mese scorso l’Unità Operativa di Endoscopia Digestiva dell’Arcispedale S. Maria Nuova si è dotato di un secondo ecoendoscopio “radiale”. Tale strumento è stato ottenuto grazie al prezioso contributo dei volontari dell’ASCMAD ed ha un valore insostituibile nella corretta diagnosi di svariate neoplasie dell’apparato digerente (pancreas, stomaco, vie biliari, etc). L’acquisizione di un secondo ecoendoscopio consentirà di effettuare un maggiore numero di indagini, facilitando l’accesso all’esame con liste di attesa significativamente minori.
Ma c’è di più. Sempre attraverso la collaborazione con ASCMAD, la nostra Unità sta per arricchirsi di un ecoendoscopio “lineare” di ultima generazione e delle cosiddette minisonde. Nel primo caso si tratta di un apparecchio sofisticatissimo (dotato anche di eco-color-doppler) che consentirà non solo di visualizzare le lesioni, ma anche di effettuare biopsie in profondità, sotto la guida ecografica. Le minisonde, infine, sono un vero gioiello di tecnologia: si tratta di sonde ecografiche talmente miniaturizzate che possono essere introdotte attraverso il canale dell’endoscopio, consentendo di valutare anche le lesioni più superficiali e precoci.
Pochi centri, in Italia ed all’Estero, sono attrezzati con una gamma così completa di tecnologie ecoendoscopiche.
3. Tecniche endoscopiche contro la malattia da reflusso: una “chirurgia” sempre meno invasiva
La malattia da reflusso è un problema sempre più frequente. Numerosissimi sono i pazienti che hanno un’ernia jatale e che non riescono a controllare i loro sintomi con la sola dieta e con la terapia farmacologica. Peraltro la terapia farmacologia dovrebbe essere assunta cronicamente e molti pazienti sono desiderosi di una soluzione più “definitiva”. Tale soluzione è oggi possibile grazie a nuove tecnologie per il trattamento dell’ernia jatale (e quindi del reflusso).
La “plicatura endoscopica” è una tecnica che consente di formare all’interno dello stomaco una specie di “valvola” antireflusso. Vengono posizionati veri e propri punti chirurgici, il tutto endoscopicamente. Questa tecnica sta guadagnando un’accentuazione crescente nel mondo gastroenterologico internazionale. L’attrezzatura necessaria è stata offerta da ASCMAD ormai da alcuni mesi.
Altra tecnica emergente e praticata dalla nostra Unità Operativa (al momento più sperimentale) è quella che consiste nell’iniettare a livello del “cardias” (il passaggio tra esofago e stomaco in cui si formano le ernia jatali) una sostanza non riassorbibile che forma una sorta di “anello” che chiude l’ernia stessa.
Tali interventi vengono effettuati presso l’Unità Operativa di Endoscopia Digestiva dell’Arcispedale dopo accurata valutazione e selezione dei pazienti