Nota di risposta all'Informazione
Reggio Emilia, 24 Gennaio 2009
E’ ormai un fatto universalmente riconosciuto che la Specialistica ambulatoriale costituisce probabilmente uno dei settori più complessi nell’organizzazione dei servizi sanitari ed è noto a tutti come il tempo di attesa per le prestazioni specialistiche rappresenti uno degli aspetti o delle criticità maggiormente avvertiti dai cittadini.
Il problema delle liste di attesa, peraltro, è diffusamente presente in tutti i paesi dotati un sistema sanitario pubblico.
Il tempo di attesa è determinato dal rapporto fra domanda e offerta di prestazioni. La prima cresce ovunque a ritmi insostenibili per la seconda, nonostante ogni anno la programmazione delle Aziende ne preveda incrementi considerevoli.
A questo, si aggiunge un’opportunità unica nel panorama delle Aziende Sanitarie della nostra Regione: a Reggio Emilia, le richieste di visite urgenti vengono evase immediatamente (quindi, senza passare dal CUP o dal Pronto Soccorso) accedendo direttamente ai Reparti.
Nel caso citato dall’articolo, poi, va sottolineato che la visita gastroenterologica è una prestazione di 2° livello: ciò significa che dovrebbe essere richiesta a seguito di una valutazione medica che non si limiti a confermare l’esistenza di un sintomo di provenienza addominale, ma ne abbia già ricondotto l’origine ad un sospetto diagnostico attribuibile ad una patologia del tratto gastroenterico.
Purtroppo, viceversa, nella maggior parte dei casi, i pazienti vengono inviati allo specialista già nella fase in cui devono essere pianificati gli approfondimenti preliminari: ciò, oltre a generare un utilizzo inappropriato delle risorse specialistiche, causa un iperafflusso di utenza, con il conseguente allungamento dei tempi d’attesa.
Sarebbe come se, in presenza di ricorrenti dolori muscolari non preventivamente valutati con una diagnostica di base, si ricorresse ad una visita reumatologica.
E’ evidente che, non conoscendo il caso che ha generato la notizia, ci è impossibile verificare se la richiesta fosse appropriata e, soprattutto, conseguente ad approfondimenti che avessero già puntualmente individuato la natura gastroenterologica della patologia del paziente.
In relazione all’articolo ed alle considerazioni riportate dagli interlocutori che, nel merito, sono stati coinvolti, ci si limita, pertanto, a ripuntualizzare che:
- la visita gastroenterologica, come evidenziato anche nell’articolo, non rientra fra quelle per le quali le Aziende devono assicurarne l’erogazione entro 30 giorni.
- Qualora la prestazione avesse avuto carattere d’urgenza, sarebbe stata evasa immediatamente.
- Il fenomeno della mobilità dei pazienti fra province e regioni limitrofe è assolutamente bidirezionale: attiene prevalentemente alla scelta individuale assicurata dal Servizio Sanitario Nazionale del luogo di cura, piuttosto che alla ricerca di tempi d’attesa inferiori.
- La possibilità di accedere a percorsi libero-professionali è un’opportunità assicurata dalla legislazione sanitaria nazionale e dai contratti collettivi nazionali di lavoro, costituendo la libera scelta del proprio curante (MMG o specialista) un diritto ed un presupposto del rapporto di fiducia che lega medico e paziente. Se così non fosse, nessuno potrebbe scegliere di essere visitato od operato da un professionista puntualmente e liberamente individuato.
- Le prestazioni l.p. vengono effettuate totalmente al di fuori dell’orario di servizio: non prevederne la possibilità non determinerebbe alcuna ricaduta positiva sui tempi d’attesa per le prestazioni istituzionali. Anzi: graverebbe quest’ultime anche dei pazienti che liberamente optano per percorsi libero professionali.
Infine, si coglie l’occasione per segnalare che, presso il Santa Maria Nuova, contrariamente a quanto riportato nell’articolo, attualmente il tempo d’attesa per una gastroscopia e una colonscopia motivate da un sospetto di patologia organica è, rispettivamente, di 10 e 20 giorni.
L’UFFICIO STAMPA ASMN