Importante studio sul melanoma effettuato dalla Biologia Molecolare e dall'Università di Modena e Reggio Emilia

Reggio Emilia, 12 Agosto 2006

Ancora un importante risultato per il Santa Maria Nuova nel campo della ricerca scientifica.
Un innovativo studio di epidemiologia clinica ha portato ad evidenze particolarmente interessanti che, se confermate da ulteriori indagini, potrebbero aprire nuove prospettive nella prevenzione e diagnosi precoce del melanoma cutaneo.
La ricerca, recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Melanoma Research, è stata condotta da ricercatori della Facoltà di Medicina della nostra Università e dall’equipe della Struttura di Biologia Molecolare del Santa Maria Nuova diretta dal Dott. Bruno Casali. Il sostegno all’iniziativa proviene dalla Sezione di Reggio Emilia della Lega per la Lotta Contro i Tumori ed è stato conferito al Prof. Vinceti, docente presso l’Università, per sostenere l’attività di ricerca nel campo dell’epidemiologia genetica ed ambientale dei tumori svolta presso la sede reggiana dell’Ateneo.
Ricordiamo che il melanoma è un tumore maligno che si origina prevalentemente dai melanociti della cute e delle mucose, da quelli che costituiscono i nevi o, più raramente, dai melanociti posti in sedi extracutanee (come per esempio occhio, meningi, orecchio interno, etc...).
Rarissimo prima della pubertà, il melanoma colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni e di classe sociale medio-alta. L’incidenza maggiore si rileva nei melanomi del tronco mentre è minima per quelli della testa e delle gambe ed è il sesso femminile ad essere maggiormente colpito.
Il melanoma, considerato fino a pochi anni or sono una neoplasia rara, mostra oggi un’incidenza in crescita costante in tutto il mondo, particolarmente nei paesi più sviluppati e numerosi studi suggeriscono che essa sia addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni.

Ogni anno, in Europa, vengono diagnosticati circa 60.000 nuovi casi di melanoma maligno, pari a circa l'1% di tutti i tipi di tumore (Ferlay 2001). L'incidenza é leggermente più alta nei Paesi del Nord Europa, aventi popolazione di pelle particolarmente chiara, rispetto a quelli del Sud e particolarmente tra la popolazione femminile rispetto a quella maschile - rispettivamente 7 e 6 per 100.000/anno.
Gli incrementi, pur più modesti, nei tassi di mortalità testimoniano che il melanoma cutaneo è effettivamente aumentato nelle popolazioni europee, o di origine europea, e che le recentissime flessioni della mortalità, soprattutto nei giovani, sono ascrivibili ai primi risultati favorevoli della diagnosi precoce.
In quest’ottica ogni studio che sia finalizzato a favorirne una tempestiva diagnosi riveste grande importanza.
La ricerca portata avanti dal Dott Casali e dal prof Vinceti ha preso in esame per la prima volta il ruolo di una molecola denominata ICAM-1, una proteina infiammatoria che ricopre la superficie delle cellule interne dei vasi e dei globuli bianchi e che gioca un ruolo chiave nella risposta immunitaria, essendo pertanto probabilmente coinvolta nell’insorgenza dei tumori. La ricerca ha evidenziato che la proteina ICAM-1, oltre ad essere prodotta in quantità diversa da persona a persona, è influenzata da fattori genetici denominati polimorfismi, fattori che sono da tempo oggetto di studio da parte dei professionisti dell’Unità di Biologia Molecolare dell’ospedale reggiano. I ricercatori hanno individuato una relazione tra particolari caratteristiche genetico-molecolari associate alla proteina ICAM-1 ed il rischio di melanoma in una casistica di pazienti modenesi affetti da questa patologia. I dosaggi eseguiti presso l’Unità di Biologia Molecolare dell’Ospedale Santa Maria Nuova hanno inoltre permesso di individuare livelli elevati della proteina ICAM-1 nel sangue dei pazienti con melanoma, con ciò confermando come modificazioni di questa proteina potrebbero aumentare il rischio di questa malattia.
Tali risultati devono essere considerati ancora con cautela in quanto del tutto preliminari. Una loro conferma, tuttavia, potrebbe aprire interessanti scenari per la diagnosi e la terapia del melanoma. E’ intenzione dell’equipe approfondire ed ampliare ulteriormente la ricerca anche in collaborazione con la struttura di Dermatologia del Santa Maria Nuova.

Foto del Dott. Casali, terzo da destra, Direttore della Struttura di Biologia Molecolare e l'equipe del S. Maria Nuova che ha curato la ricerca