1 dicembre giornata mondiale contro l'AIDS
Reggio Emilia, 1 Dicembre 2006
Grazie allo sforzo sostenuto da varie organizzazioni governative e da istituzioni private, quale ad es. la Clinton Foundation, negli ultimi anni sono stati ottenuti risultati significavi nell’aumento di accesso a trattamenti efficaci ed a programmi di prevenzione verso l’AIDS in numerose Aree del mondo. Si spera che ciò possa portare in un prossimo futuro ad un declino della epidemia. Per il momento, sia il numero delle persone viventi con AIDS che quello dei decessi legati all’infezione è in continua crescita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato in 39,5 milioni nel mondo le persone viventi con HIV nel 2006 (2,6 milioni di più che nel 2004), in 4,3 milioni (circa 400.000 casi in più che nel 2004) le nuove infezioni ed in 2.9 milioni i decessi nell’anno in corso.
L’area più colpita resta l’Africa sub-sahariana con il 63% dei soggetti complessivi viventi con HIV nel mondo. In alcune nazioni africane, si osserva peraltro un miglioramento epidemiologico, anche se i dati non sono tali da modificare l’andamento dell’epidemia. Sono sicuramente allarmanti anche i dati che provengono dall’ex Unione Sovietica, dalla Cina, dall’India e dal Sud Est Asiatico. Negli ultimi due anni, in questi paesi il numero dei sieropositivi è aumentato rispettivamente del 1300%, del 160%, 100% e del 60%. United Nations Programme on HIV/AIDS
Per quanto attiene all’Italia, i sieropositivi sono circa 120.000 e le nuove infezioni 3.500-4000 ogni anno, circa 10 al giorno.
In oltre il 50% dei casi sono acquisite per via sessuale ed accanto ai giovani si trovano sempre più sempre ultra-cinquantenni.
Molti di questi scopriranno di essere sieropositivi solo in caso di manifestazioni cliniche di malattia, continuando ad essere fonte “sconosciuta“ di infezione per i relativi partner per molti anni. Per evitare diagnosi tardive, per le quali le terapie attualmente a disposizione possono essere meno efficaci, e per ridurre la diffusione del virus nella popolazione generale, è stata presa la decisione storica da parte dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta) nel 2006, che tutti gli adulti e gli adolescenti dai 13 ai 64 anni negli USA debbano fare il test per l'HIV almeno una volta.
Le persone che appartengono a categorie a rischio (eterosessuali o omosessuali che hanno più di un partner sessuale, tossicodipendenti per via iniettiva, partner di tossicodipendenti o di sieropositivi, persone che si prostituiscono) dovrebbero fare il test almeno una volta all'anno. "Le implicazioni della conoscenza dello status di HIV-positività", commenta il direttore dei CDC, "sono di salute pubblica: conoscere significa proteggere se stessi, il partner, gli altri".
Per quanto concerne la situazione a Reggio Emilia, (vedi dati) l’incidenza di nuovi casi di AIDS conclamato tra la popolazione residente si mantiene relativamente bassa, del 3.2 per 100.000 abitanti. Tuttavia, ogni anno vengono riscontrati circa 60 nuovi casi di infezione, acquisiti in oltre il 50% per via eterosessuale. Per contro, sono diminuite le infezioni legate all’uso di droga, anche se la diffusione sempre maggiore di “droghe stimolanti”, determinando una disinibizione dei comportamenti sessuali, potrebbe portare ad un ritorno dell’AIDS nella popolazione dei tossicodipendenti.
Per tutti quelli che ritengono di aver avuto comportamenti a rischio di acquisizione dell’infezione, in particolare rapporti (orali, vaginali o anali) occasionali non protetti, sia eterosessuali che omosessuali, è possibile effettuare a Reggio Emilia, in maniera gratuita e del tutto anonima, il test per HIV presso l’Ambulatorio della UO di Malattie Infettive, dal lunedì al sabato dalle ore 8,30 alle ore 10.30. La consegna del risultato del test è accompagnata da un colloquio informativo (counselling) con un medico infettivologo.
Per ulteriori delucidazioni sull’infezione da HIV è possibile inoltre contattare il sito internet gestito dal Servizio Sanitario Regionale.