Il Settecento
Nel 1734 l’Ospedale è in grado di accogliere 60 infermi, 31 donne, 29 uomini, tre volte di più di quanto aveva disposto il suo fondatore.
Nella seconda metà del secolo, a causa del notevole aumento della popolazione, diventa sempre più urgente la necessità di nuovi spazi.
Dopo alcuni allargamenti e integrazioni, nel febbraio del 1770 si inizia la costruzione del nuovo ospedale, su progetto di Pietro Armani e Lodovico Bolognini, che sarà ultimata nel 1775.
Superato il concetto dell’ospedale come luogo di beneficenza, esso diventa luogo in cui la società risolve in modo razionale i problemi della salute dei cittadini.
In un clima generale di nuova attenzione delle autorità dello Stato ai problemi dell’assistenza, vengono emanate nel 1753, con l’approvazione di Francesco III, le “Costituzioni” dove vengono disciplinati i compiti dei medici, chirurghi e infermieri.
Inoltre, i segni che in ospedale fosse presente un’attività di studio e di continuo aggiornamento scientifico in campo medico e chirurgico sono chiaramente riscontrabili nella presenza delle pubblicazioni più importanti che apparivano via via a stampa in Europa e di cui l’Ospedale si era dotato.
Ma è con la donazione del 1782 di un insigne medico dell’ospedale, Pietro Giuseppe Corradini, che il Santa Maria Nuova si arricchisce di una vera e propria biblioteca, costituita da circa mille volumi riguardanti, dalle seconda metà del Cinquecento in avanti, le ricerche mediche più rilevanti e significative.
Pietro Giuseppe Corradini si laurea a Reggio in medicina e filosofia nel 1732.
Ha il merito della prima individuazione clinica della spirochetosi ittero-emorragica che ingiustamente è conosciuta con il nome di morbo di Weil.
Di grande interesse sono le sue considerazioni sui rapporti esistenti tra le condizioni metereologiche e lo stato di salute delle persone, apparse su importanti riviste scientifiche.