Storia
Le origini
E’ documentata l’esistenza di un ospedale di S. Maria Nuova nel Borgo di Santa Croce fin dal 1339, ma si trattava soprattutto di uno xenodochio che si occupava più in generale di aiutare i bisognosi più che di curare gli infermi.
Del 17 ottobre 1384 è il testamento di Pinotto Pinotti a cui si fa risalire la fondazione dell’Ospedale di Reggio.
Giureconsulto reggiano [vedi foto lapide] al seguito della famiglia Visconti, il suo nome è legato in particolare a quello di Galeazzo II, di cui è consigliere e che in diverse occasioni rappresenta in atti di compravendita e in compiti di fiducia.
Fin dal 1371, Pinotto accentra le sue proprietà nelle vicinanze dell’ospedale di S. Maria Nuova già esistente con l’intento di ampliarlo e di dotarlo di una cappella.
L’edificazione inizia nel 1374, come ricorda la lapide sepolcrale posta sulla tomba di Pinotto e prosegue con un’intensa attività di acquisti con cui intende arricchire il patrimonio dell'ospedale, dotandolo così di una vera e propria autonomia economica che ne garantisca lo sviluppo futuro.
Nel 1376 la conduzione dell’ospedale viene affidata all’Ordine dei Carmelitani.
Il testamento riporta le ultime volontà di Pinotto riguardo la sua sepoltura che dovrà avvenire nella chiesa dell’ospedale, nel sepolcro da lui ordinato e con il suo corpo rivestito con l’abito di frate minore, ma soprattutto vi sono elencate le direttive morali e organizzative cui devono attenersi gli amministratori del suo ospedale.
Venti i letti previsti; la dotazione di arredi, suppellettili, libri; la sicurezza di rendite da beni immobili, una buona organizzazione amministrativa e sanitaria.
Due i medici, quattro gli infermieri, sei i preti dell’ordine Carmelitano che dovevano ogni giorno celebrare sei messe: una alla memoria di Galeazzo Visconti, le altre per Pinotto e i suoi genitori.
La direzione è affidata a dei commissari che dovevano attenersi strettamente alle disposizioni testamentarie.
Dal testamento emerge l’imposizione di fare dell’ospedale, pur affidato alla gestione del Carmelitani, un luogo né sacro né religioso, ma laico.
Dunque: non “ospizio”, ma “nosocomio degli infermi”, concetto innovatore e poco comune nel secolo XVI, testimonianza di una vastità di orizzonti che Pinotto aveva assorbito dagli ambienti culturali viscontei.
Viene superato il concetto dell’ospedale come luogo di beneficienza, espressione di una caritas mossa dalla preoccupazione della salvezza dell’anima, l’ospedale diventa il luogo dove la società risolve in maniera razionale i problemi della salute dei cittadini.